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martedì 10 luglio 2012

Volevo fare l'usciere ( di @cioiproblemi )


Human being is overrated [cit.], e su questo siamo tutti d'accordo, almeno spero.
 L'essere umano rivela di essere lavilemmerda per eccellenza in parecchie occasioni, ad esempio quando "quelli-che-contano" stabiliscono cosa è legale fare e cosa no. Per dire, in Florida hanno deciso di vietare i peti dopo le 6 del pomeriggio (solo il giovedì eh), ma nessuno al mondo ha mai pensato di punire la temibilissima banda degli stupratori di parole, quelle persone che fin dalla tenera età hanno stretto una solida amicizia con il male. I veri criminali son questi.
A proposito, ho una cosa da confessarvi: anche io, a volte, rischio di passare per uno di loro. Giuro che non lo sono, ma c'è una parola che ogni volta rischia di farmi entrare in questa brutta categoria: Genio.


Partiamo da un presupposto. Avete presente quando a scuola gli insegnanti vi propinavano frasi tipo "nessuno è stupido", "tutti possono capire tutto, si tratta solo di applicarsi", "non esistono i tonti" e altri blablabla simili? Puttanate. Lo dicono perchè devono nascondere il fatto di avere a che fare con cervelli non propriamente eccelsi. Un po’ come quando ci troviamo di fronte ad un bimbo brutto (perchè sì, esistono anche quelli) come un rigore al novantaseiesimo, e non possiamo salutarlo con il solito "CIAAAO BELLISSIMOOO", ma siamo costretti a limitarci ad un laconico e più contenuto "Ciao". Gli stupidi esistono, come i tonti, gli allocchi, i Power Rangers, i salami, gli ottusi e i deficienti. Siccome siamo palesemente razzisti e classisti, diciamo subito che questo post non è rivolto a loro.

Torniamo a noi, cari discepoli. Non è che uso Genio a sproposito e senza cognizione di causa, è che a questa parola è legato un fenomeno che accomuna parecchie menti più o meno brillanti. Io, ad esempio, sono un genio. Mi rendo conto che la mia credibilità possa essere abbastanza esigua, ma è così. Fondamentalmente l’unica cosa che mi divide dai grandi, da quelli “conosciuti”, è una sottile linea, un ostacolo piuttosto basso ma allo stesso tempo difficilissimo da superare. Avete presente quando, alla fine di una squallida giornata, diventiamo mignotte ucraine e cediamo alle avances del nostro amante dopo 45'' netti? Il nostro amante è quello che non ci delude e non ci abbandona mai, che c'è sempre al momento del bisogno, che sa sempre come farci sentire meglio. Il nostro amante è il letto, e chi aveva già iniziato a smarmellarsi le parti basse aspettandosi un racconto in stile Melissa P può anche abbandonare la lettura.
Da parecchi anni a questa parte, per qualche barbaro ed incomprensibile motivo, ogni volta che chiudo gli occhi lo faccio consapevole del fatto che la trasformazione sta per avvenire. Da normale (?) ventitreenne barbuto senza futuro, mi tramuto in un essere che è un misto tra Bukowski, Tarantino, Bill Hicks e John Lennon. Succede a molti. Credo.. Dai, non fatemi sentire solo. Comunque. Inizi a sentirti in cima al mondo, credi di aver trovato l’idea del secolo, di aver pensato una massima esageratamente illuminante, il testo o la melodia di una canzone che cambierà la musica, la trama del film più impressionante e geniale mai girato. È quell’effimera sensazione di aver finalmente cambiato la tua vita, di averle dato un senso, una svolta definitiva, ed era anche ora. Il destino, o qualche suo simpatico delegato, ti ha regalato l’interruttore per accendere la lampadina giusta. Il tutto proprio mentre combattevi lo sconforto grattandoti svogliatamente i genitali in attesa di Morfeo, disteso sul tuo letto come un beato porco.

Troppo bello per essere vero, no? Quello è il momento esatto nel quale tutti dovremmo renderci conto che il destino non esiste, e infatti dall'altra parte della stanza c'è quel buontempone di Gesù che prende le sembianze di Nelson e si prepara a deriderci. È il momento di scavalcare quella famosa linea, che poi può essere riassunta in tre facili parole: alzarsi, dal, letto. Io davvero non ho mai capito perchè sia così difficile; probabilmente le braccia di tutti i tuoi sabotatori diventano il prolungamento naturale della testata del letto e ti tengono attaccato al materasso, prendendo forma e sostanza di qualche forza oscura ancora non smascherata da Daniele Bossari. Oppure nessuno mi aveva avvertito che il peso specifico del nostro corpo aumenta a dismisura ogni volta che la nostra pelle entra in contatto con le lenzuola. Qualcosa del genere, insomma. Il punto è che ci troviamo davanti ad una delle tante divisioni che caratterizzano la torta alla merda che noi siamo soliti chiamare "mondo": da una parte ci sono quelli che si alzano dal letto, dall'altra quelli che continuano a dormire.

I primi si drogano, o più semplicemente hanno qualcosa in più. Si alzano, abbandonano per un po' il fedele compagno letto, prendono carta e penna e danno sfogo ai propri talenti, al proprio estro, o quello che è. I più bravi e fortunati riescono anche a farsi apprezzare dalleggenti, gli altri torneranno comunque a dormire con l'anima in pace e qualche bella speranza da conservare.
I secondi invece continuano a sbavare sul cuscino, talvolta russando, per poi svegliarsi incazzati con l'umanità che non li comprende come loro vorrebbero. Son destinati a vivere una vita per il LOL, ma ormai la rassegnazione è parte integrante del loro essere.

Vi deluderò ulteriormente dicendovi che tutto quest’ammasso di futili banalità non ha un senso, tantomeno una conclusione. Non ho consigli da darvi, son troppo pigro anche per quelli, ed è comunque sempre meglio non accettare consigli dagli sconosciuti. Caramelle sì, vale sempre la pena rischiare per loro. È solo che, ripensandoci bene, quella linea non è poi così sottile, e io dovrei smetterla di scrivere minchiate di queste proporzioni.

Tante care cose.

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