È che oggi ci siamo svegliati un po' Woody Allen e un po' Massimo Ciavarro, e il risultato di tutto questo sono le stronzate che leggerete qua sotto. Le solite manie di protagonismo, niente di nuovo.
In ordine ALFABETICO, i vostri
sociopatici preferiti vi diranno quali sono secondo loro le cose per
le quali vale la pena non smettere di respirare. Ora, per favore, aiutateci a dire "sticazzi".
@BillyBallo
1) La caduta di Gianni Sperti ad “Amici”. In quel preciso istante ho capito che valeva la pena tenere accesso quel rettangolo nero appeso alla parete. Ho anche riflettuto sul fatto che Maria De Filippi meritasse il Telegatto anche solo per averci dato la possibilità di assistere a un tale scenario di comicità e tragedia interpretate in maniera eccelsa da un personaggio così grottesco come Gianni Sperti (pensate ai peli del suo petto e delle sue braccia).
2) Giuseppe Simone. Su Giuseppe Simone si potrebbe scrivere per ore, tanto che medito di scrivere un romanzo su di lui, sperando divenga poi la sceneggiatura perfetta per una serie televisiva. Tipo “Giuseppe Simone’s Creek”. Perché voi non vi siete mai chiesti che adolescenza ha avuto Giuseppe Simone?! Comunque grazie a lui ho capito molte cose, le più importanti sono:
- Le donne sono tutte troie;
- Gli obesi hanno il pene piccolo ma non perché è piccolo ma perché non si vede;
- Esistono 3 diverse taglie per misurare il pene: S 0-12, M 12-19, L 19-INFINITO.
3) Gli Europei di calcio 2012 grazie ai quali ho scoperto il culo di Marchisio. In poche parole penso d’essere l’anticristo del calcio. Sono la tipica persona alla quale si deve spiegare qual è la porta avversaria, puntualizzare che quelli con la maglia azzurra sono i giocatori italiani e che quella sferica è la palla. Quest’anno però mentre, un po’ annoiata mettevo lo smalto durante una partita, ho avuto un’illuminazione e mi sono appassionata al calcio. O meglio ai calciatori. O meglio ad un calciatore. Nello specifico Claudio Marchisio. Cioè, e lì vai di bimbominkiaggine a gogò ma la figacceria di quest’uomo non sarebbe contenibile neanche all’interno del Grand Canyon.
4) Il culo di Marchisio. Devo fare una precisazione d’obbligo: ho citato il culo perché è la parte del corpo che più facilmente rimane impressa, complici i calzoncini bianchi, ma c’è da dire che di Marchisio, un po’ come del porco, non si butta via niente. È anche vero, mie care amiche, che sono venuta a conoscenza che il bel culetto di Claudio ha già due mani fisse sulle sue chiappe. Non solo è sposato ma ha pure della prole a carico. In questo caso mi verrebbe d’aggiungere, come la peggio bimbaminchia, “Io non sono gelosa”.
5) Cantare “Dragostea Din Tei” in CAPS LOCK su twitter. Voi non lo sapete ma negli ultimi mesi di latitanza dalla vita reale su twitter ho spesso dato prova delle mie doti canore su succitato social network esibendomi in una sorta di casalingo karaoke sotto forma di tweet, rigorosamente in CAPS LOCK. Vanto un repertorio molto vasto, da I Cugini Di Campagna ai Radiohead, da Sabrina Salerno ad Apparat, insomma sono un’interprete molto eclettica. Ciononostante nulla mi da più soddisfazione (e mi riesce veramente bene) che cantare la notissima e celeberrima canzonetta romena “Dragostea Din Tei”, all’origine del gruppo moldavo O-zone ma divenuta famosa grazie alla versione dance della bravissima cantante Haiducii. Insomma, sarà il ritmo super tamarro, sarà che non capisco un cazzo di romeno quindi potrei anche urlare al mondo “ a me piace cane a forma di aquila” senza che me ne importi nulla, o sarà l’effetto “lebbroso” che ha sui miei followers quasi sempre decimati dopo questa mia magistrale interpretazione, ma io “NU MA, NU MA IEI, NU MA, NU MA, NU MA IEI” lo canterei per sempre.
1) La caduta di Gianni Sperti ad “Amici”. In quel preciso istante ho capito che valeva la pena tenere accesso quel rettangolo nero appeso alla parete. Ho anche riflettuto sul fatto che Maria De Filippi meritasse il Telegatto anche solo per averci dato la possibilità di assistere a un tale scenario di comicità e tragedia interpretate in maniera eccelsa da un personaggio così grottesco come Gianni Sperti (pensate ai peli del suo petto e delle sue braccia).
2) Giuseppe Simone. Su Giuseppe Simone si potrebbe scrivere per ore, tanto che medito di scrivere un romanzo su di lui, sperando divenga poi la sceneggiatura perfetta per una serie televisiva. Tipo “Giuseppe Simone’s Creek”. Perché voi non vi siete mai chiesti che adolescenza ha avuto Giuseppe Simone?! Comunque grazie a lui ho capito molte cose, le più importanti sono:
- Le donne sono tutte troie;
- Gli obesi hanno il pene piccolo ma non perché è piccolo ma perché non si vede;
- Esistono 3 diverse taglie per misurare il pene: S 0-12, M 12-19, L 19-INFINITO.
3) Gli Europei di calcio 2012 grazie ai quali ho scoperto il culo di Marchisio. In poche parole penso d’essere l’anticristo del calcio. Sono la tipica persona alla quale si deve spiegare qual è la porta avversaria, puntualizzare che quelli con la maglia azzurra sono i giocatori italiani e che quella sferica è la palla. Quest’anno però mentre, un po’ annoiata mettevo lo smalto durante una partita, ho avuto un’illuminazione e mi sono appassionata al calcio. O meglio ai calciatori. O meglio ad un calciatore. Nello specifico Claudio Marchisio. Cioè, e lì vai di bimbominkiaggine a gogò ma la figacceria di quest’uomo non sarebbe contenibile neanche all’interno del Grand Canyon.
4) Il culo di Marchisio. Devo fare una precisazione d’obbligo: ho citato il culo perché è la parte del corpo che più facilmente rimane impressa, complici i calzoncini bianchi, ma c’è da dire che di Marchisio, un po’ come del porco, non si butta via niente. È anche vero, mie care amiche, che sono venuta a conoscenza che il bel culetto di Claudio ha già due mani fisse sulle sue chiappe. Non solo è sposato ma ha pure della prole a carico. In questo caso mi verrebbe d’aggiungere, come la peggio bimbaminchia, “Io non sono gelosa”.
5) Cantare “Dragostea Din Tei” in CAPS LOCK su twitter. Voi non lo sapete ma negli ultimi mesi di latitanza dalla vita reale su twitter ho spesso dato prova delle mie doti canore su succitato social network esibendomi in una sorta di casalingo karaoke sotto forma di tweet, rigorosamente in CAPS LOCK. Vanto un repertorio molto vasto, da I Cugini Di Campagna ai Radiohead, da Sabrina Salerno ad Apparat, insomma sono un’interprete molto eclettica. Ciononostante nulla mi da più soddisfazione (e mi riesce veramente bene) che cantare la notissima e celeberrima canzonetta romena “Dragostea Din Tei”, all’origine del gruppo moldavo O-zone ma divenuta famosa grazie alla versione dance della bravissima cantante Haiducii. Insomma, sarà il ritmo super tamarro, sarà che non capisco un cazzo di romeno quindi potrei anche urlare al mondo “ a me piace cane a forma di aquila” senza che me ne importi nulla, o sarà l’effetto “lebbroso” che ha sui miei followers quasi sempre decimati dopo questa mia magistrale interpretazione, ma io “NU MA, NU MA IEI, NU MA, NU MA, NU MA IEI” lo canterei per sempre.
@cioiproblemi
1) Fabrizio De Andrè. No davvero, vi serve la spiegazione per questo punto? Siete delle persone male. Mi rifiuto.
2) Tafazzi. Voi miscredenti continuate a non prenderlo sul serio, ma tra qualche anno ne riparleremo. È lui la vera figura allegorica del perfetto vivere. Sulle note di Morricone, questo impannolonato Diabolik in miniatura ci spiega come affrontare a testa alta i problemi della vita: proteggere le cose davvero preziose (i gioielli di famiglia), saltare e cantare come se niente fosse. Non fidatevi di quelli che lo etichettano come "nano baffuto che sbatte una bottiglia sui propri coglioni mentre canta canzoni a caso", son gli stessi che definiscono i ravioli "un semplice primo piatto".
2) Tafazzi. Voi miscredenti continuate a non prenderlo sul serio, ma tra qualche anno ne riparleremo. È lui la vera figura allegorica del perfetto vivere. Sulle note di Morricone, questo impannolonato Diabolik in miniatura ci spiega come affrontare a testa alta i problemi della vita: proteggere le cose davvero preziose (i gioielli di famiglia), saltare e cantare come se niente fosse. Non fidatevi di quelli che lo etichettano come "nano baffuto che sbatte una bottiglia sui propri coglioni mentre canta canzoni a caso", son gli stessi che definiscono i ravioli "un semplice primo piatto".
3) Un qualsiasi paesaggio sardo al tramonto. Ora, spero che voi capiate quanto sia difficile descrivere una fenomeno del genere senza cadere nel paulocoelhismo o, peggio ancora, nel fabbbiovolismo; quindi, se dovesse uscire del miele da questo punto, non biasimatemi. Io vabbè, sarei anche di parte, ma voi provateci. Provate a prendere una macchina e visitare veramente l'Isola, se vi serve una mano chiamatemi pure. Evitate luoghi sputtanati che fanno parte di un altro mondo (Porto Cervo/Costa Smeralda mi leggete?) e buttatevi alla ricerca dei posti più inesplorati. Luci, colori e profumi di questa terra sono assolutamente irreali. Anche un comodino dell'Ikea si accorgerebbe di avere un cuore. Ora, con permesso, mi riprendo e la smetto.
4) Il suono di una National del '32. Ascoltatela suonata da boh, Rory Gallagher in "As The Crow Flies", per dire. Quella roba sputa fuori dal suo corpicino in metallo suoni inverosimili, note calde che trasudano emozioni, quelle autentiche però. Canta, parla, beve e si ubriaca, vive di vita propria. Non è una chitarra, è un'entità superiore.
5)L'impagabile sensazione del sotto palla rinfrescato dall'acqua di mare. Voi donne/portatrici di figa, per vostra sfortuna, non capirete mai cosa significa tutto ciò. È l'apoteosi della goduria. Il sacro rivestimento scrotale viene a contatto con l'acqua ad una temperatura per lui insolita, e mentre la vostra ciolla si rinsecchisce come se volesse tornare nella tana, lui vi grida "GRAZIE, PADRONE". È un favore piuttosto gradito che poi, nel momento opportuno, ricambierà. Credetemi.
@Crapac
1) I
pistacchi:
Eletti "prodotto dell'era geologica" dall'associazione Cibi
Così Buoni Che Guarda Facciamo Fatica Noi A Spiegarlo (CCBCGFFNAS),
sono semplicemente la cosa più UAO da ingurgitare. Non accetto
repliche.
2) Le
virgole: Beh,
che dire, sono indispensabili, soprattutto nei discorsi che, pur
pieni di dettagli, non portano assolutamente a niente ma, questi
simpatici segni di punteggiatura, svolgono solo il loro lavoro,
quindi vanno rispettati.
3) La
blasfemia: Vi
sarà capitato, almeno una volta, di sentirvi dire: "Perché
bestemmi se non credi in Dio??". Bene, la spiegazione è molto
semplice: non c'è niente di meglio che offendere una cosa che per
qualcun altro è molto importante, soprattutto quando si tratta di
stupidaggini come le religioni. Deal with it.
4) Quel
buco con della roba intorno chiamata "donna": Noi
maschietti figacentrici non potremmo mai fare a meno degli esemplari
femminili della nostra specie. Possono essere la metà con cui
trascorrere il resto della propria vita, delle compagne per qualche
anno o solo un caldo riparo invernale per il pene; sta di fatto che
la "ciccia-baffuta" è l'elemento che ci permette di
mantenere un certo decoro e una certa igiene, quindi dovremmo sempre
ringraziare tutte le donne. Ok, adesso potete darmela.
5) Cagare:
Purificazione,
liberazione, estasi totale. Sono solo alcune delle parole che
rappresentano al meglio l'atto del defecare. La soddisfazione che si
prova nel liberarsi del fardello marrone provoca delle gioie che
guardavorreiriuscireaspiegaremanienteoh. Insomma, qui siamo di fronte
alla rappresentazione perfetta della pace interiore e del benessere.
Buddismo, levate proprio.
@Imbecilla
1) La musica. Se non la ascoltassi per un lungo periodo probabilmente morirei di morte naturale. Le mie orecchie sparirebbero verso l'interno a mangiare tutti gli organi vitali. Minchia lo so, è di una banalità sconcertante, ma davvero la musica è per me un pelino sotto la necessità di respirazione.
2) Le parolacce. Non credo sia possibile per me esprimermi in un modo che non le contempli: credo siano la parte più simpatica e vivida del linguaggio. Quindi vaffanculo.
3) Il pensiero dell'occulto. Non additatemi subito come ciarlatana, ma sì, ho bisogno di credere che non sia tutto qui, che esistano cose senza spiegazione, foss'anche soltanto un coniglio gigante parlante nascosto da qualche parte nel mondo. Ho bisogno di immaginare presenze-assenze quando cammino da sola o ascolto il vento. Niente a che fare con la chiesa, ma forse ha qualcosa del misticismo.
4) I miei segreti. Ci sono cose che non ho detto e non dirò mai a nessuno, e se lo facessi probabilmente mi frantumerei come un vaso di cristallo, ho bisogno di una mia sfera privatissima che non è accessibile a nessuno, spesso neanche a me stessa. Insomma, i gioiosi CAZZI MIEI.
5) Ahhahaahahah l'amore. Mi spiace ammetterlo, ,ma non credo che potrò mai rinunciarvi. La solitudine è ok, ma il pensiero di incazzarmi per l'esistenza di un altro essere umano è uno dei motori della mia vita. Amerò fino alla fine dei miei giorni, se non un uomo, un cane. Qualcosa che sente. Probabilmente arriverò anche alle piante.
@MarcoSquintu
1) La colazione. Che siano le 06:10 o le 15:22, la mattina in Africa non è importante che io sia un piccione o un Relax-o-matic , l'importante è che io faccia colazione.
2) Il profumo delle donne. Quello che ti fa girare con la speranza che sia figa almeno la metà di quanto è profumata.
3) I Cani. E per cani intendo quelli sopra i 12kg, quelli che pesano meno sono pantegane a pelo lungo, o cavie peruviane a pelo corto, ma di sicuro non sono cani.
4) Il Vino Rosso, preferibilmente Amarone della valpolicella, magari del 2007, possibilmente a fiumi.
5) Guardare "The Blues Brothers". Lo facevo 2-3 volte alla settimana quando avevo 8/10/12 anni., poi è diminuita la frequenza. Il film, invece, è sempre quello. Ma non è colpa mia, son state le cavallette.
2) Il profumo delle donne. Quello che ti fa girare con la speranza che sia figa almeno la metà di quanto è profumata.
3) I Cani. E per cani intendo quelli sopra i 12kg, quelli che pesano meno sono pantegane a pelo lungo, o cavie peruviane a pelo corto, ma di sicuro non sono cani.
4) Il Vino Rosso, preferibilmente Amarone della valpolicella, magari del 2007, possibilmente a fiumi.
5) Guardare "The Blues Brothers". Lo facevo 2-3 volte alla settimana quando avevo 8/10/12 anni., poi è diminuita la frequenza. Il film, invece, è sempre quello. Ma non è colpa mia, son state le cavallette.
@nonsonopirla ( cinque sensi edition )
1) Olfatto: il caratteristico profumo di morte del regionale Ve. Mestre - Milano C.le delle 12.30 di Venerdì pomeriggio ( seconda classe, magari con di fianco dei bambini che mangiano mortadella e salame ungherese nonostante i quaranta gradi all'ombra). Ci sono affezionata ormai.
2) Tatto: non so voi, ma dopo 23 anni di tv è abbastanza normale che una cresca con il sogno di diventare l'accarezzatrice ufficiale di copriletti nelle pubblicità della Eminflex, da grande.
3) Udito: io mi accontento di poco. Ad esempio potrei vendere almeno mezza mia madre per uno Zach Condon che mi canticchi "Scenic World" all'orecchio. Sì, lo so, dovrei chiedere di più ma come detto sono una dalle poche pretese.
4) Gusto: Gli uomini devono capire che se invece delle rose mi regalassero delle ricotte artigianali da affioramento, un camion di ricotte artigianali da affioramento, gliela sgancerei molto più facilmente.
5) Vista: "Andreotti morto, si cercano i ladri della Pietra Filosofale!" a caratteri cubitali sulla prima pagina del giornale abbandonato sul tavolo della cucina, vicino alla tazzina piena di caffè.
Possibilmente prima che sia morta io grazie.
(E non è cattiveria eh, campasse altri ottocento anni. È più una questione d'orgoglio).
@questocazzo
1) Il buio. ( http://www.youtube.com/watch?v=hVwaP0glWgk ) Del buio ho una paura fottuta, però è solo quando arriva la sera che il mio cervello (AHAHAHAHAH) è realmente acceso. Di notte, il mio modo di vedere il mondo cambia radicalmente; entro come in uno stato di trance in cui nella mia mente prendono forma i pensieri più assurdi e complessi e riaffiorano ricordi lontani che credevo di aver rimosso. E me ne sto là, come una cogliona, a creare mondi possibili rigirandomi nel letto finché il cervello non collassa. Poi mi addormento ed ecco un vortice di residui diurni, ansie, paure e desideri tradotti in immagini, in un mondo sfocato dove non esiste più il confine tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
2) Le minne di Scarlett Johansson in Match Point. Quelle minne sono la dimostrazione del fatto che Dio esiste e ci vuole bene. Sono grandi e in perfetta armonia con il corpo e con l’ambiente circostante. Il loro essere assimilabili ad un’opera d’arte, rispetto alla quale il Mosè di Michelangelo sembra uno dei pupazzi che facevo con la plastilina in seconda elementare, probabilmente deriva anche dal tipo di reggiseno utilizzato, che ha il ferretto, ma la coppa morbida e non rigida né imbottita. Però è anche un po’ la dimostrazione del fatto che la sostanza conta più della forma perché nessun bel reggiseno da 350 euri ti fa due belle minne da cui leccare fiumi di panna montata, se le minne non ce le hai.3) Gli attimi, gli istinti, i raptus. Mi fanno girare il cazzo le azioni premeditate, le censure autoimposte perché “non si deve/non si può”, i programmi a lungo termine, le decisioni definitive. Mi piace quello che nasce spontaneamente, all’improvviso, fuori dal recinto di ciò che può essere tenuto sotto controllo, le sensazioni, gli imprevisti. Odio chi trama in segreto, i piani studiati di nascosto, l’eccesso di razionalità e organizzazione e la pianificazione dei dettagli. Amo chi vive il momento, chi si affida all’istinto, chi cambia idea all’improvviso, chi non si cura delle conseguenze.
4) Il centro della pizza. Sebbene nello slang di Lecce City la parola “pizza” designi il pene e sarebbe, quindi, logico dedurre che mi piaccia dura, la pizza che si mangia la voglio morbida. E la parte più morbida è quella al centro, super condita, con il pomodoro che cade e la mozzarella che fila. Che è quella mmerda di pizza sottile che fa crack e non si piega su se stessa quando stai per metterla in bocca? E poi il centro della pizza è come il cuore dell’essere umano, la parte migliore protetta da una crosta dura e croccante.
5) Le stazioni. Un treno che parte o uno che arriva porta sempre con sé lo sconvolgimento, anche temporaneo, di uno stato di cose. E la stazione è il limbo che separa il prima dal dopo, la terra di mezzo in cui tutto è possibile. Io, nelle stazioni, c’ho pianto, c’ho riso, sono stata seduta ad elaborare un addio, ho baciato, ho catturato sorrisi sinceri, mi sono persa negli occhi lucidi di chi mi lasciava lì, ho fatto promesse e preso decisioni, mi sono fatta consumare dall’attesa, ho incontrato chi mi ha un po’ cambiato la vita e ho immaginato come qualcun altro avrebbe potuto cambiare la propria. La stazione è l’emblema del cambiamento e i cambiamenti sono ciò che distingue la vita da una melanzana fritta.
Spero siate consapevoli del fatto che se siete arrivati fino a questo punto anche in voi c'è qualcosa che non va. Se volete alimentare questo malessere interiore, oppure gonfiare il vostro ego, noi abbiamo la proposta che fa per voi. Mandate la vostra personale lista alla mail allegoriadeldisagio@gmail.com , le parti migliori verranno pubblicate in questo diario del nulla cosmico.
Ok, lo sappiamo che non basta. Volete i premi? Perfetto. I migliori potranno scegliere tra: a) le foto porche dei nostri bellissimi sociopatici b) un divertentissimo week-end con Teresa Mannino c) un barattolo di pomodori pelati.
Che il disagio sia con voi,
AMEN.
Gianni Sperti che cade è la nuova busta-di-plastica-in-balìa-del-vento-in-American-Beauty: "c'è così tanta bellezza nel mondo".
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