Ormai, di cose sul "tema caldo" (e pertanto meritevole della colonna destra di Repubblica.it) dei copincollisti se ne sono dette e pubblicate tante.
Tranne una.
Ecco
in esclusiva la trascrizione di un interrogatorio dell'Ispettore
Twitter a un sedicente rubatweet del quale, per motivi di privacy, non
sveleremo il nome.
Ispettore - Buonasera, sono l'Ispettore Twitter.
Copincollista - Questa l'ho già sentita.
I.
- Ovvio, idiota, l'ha sentita da me martedì sera. E poi, se è per
questo, è comunque più originale del suo "questa l'ho già sentita". Ma
vedi un po' se devo sentirmi accusare di scarsa originalità da un
copincollista...
C. - Ok, forse siamo partiti col piede sbagliato. Buonasera Ispettore.
I.
- Buonasera un cazzo, ci sono 40 gradi all'ombra e io invece di stare
ubriaco fradicio su una spiaggia messicana devo stare a sentire le
solite battute e i soliti luoghi comuni di voi "povere vittime" del
cattivissimo Ispettore Twitter.
C. - Posso avere un bicchier d'acqua?
I.
- Mamma mia che palle, ma ci sarà almeno una frase originale, inedita,
qualcosa che siate in grado di dire senza che sia già stata detta da
qualcun'altro?
C. - Una frase originale? E che ci vuole, ce ne sono un sacco su Internet, ora la cerco su Favstar.
I.
- Ma no! Io parlo di una frase veramente originale. Un concetto, un
pensiero vergine, qualcosa che venga da una qualche sua esperienza di
vita vissuta.
C. - Vita vissuta? Cioè quella che si vede nei reality?
I. - Parlo di vita vera, quella che succede mentre si fanno altri piani (cit.)
C. - E chi l'ha mai vista Ispettò, io sto sempre davanti a un PC cercando frasi divertenti da tradurre in italiano.
I. - E perché diavolo lo fa?
C.
- Perché è più facile, e poi il successo è assicurato. Basta trovare un
tweet che all'estero è andato fortissimo, ricopiarlo in italiano ed il
gioco è fatto. Però bisogna essere veloci perché altrimenti se lo ruba
qualcun altro e allora bisogna aspettare il prossimo giro.
I. - Il prossimo giro?
C.
- Sì Ispettò, si aspetta un po' di tempo in modo che ormai il tweet
abbia finito di girare e poi lo si ripropone. Spesso basta cambiare un
paio di parole e sembra nuovo di zecca.
I. - Ma non sarebbe più facile inserire un bel (cit.) in calce?
C. - Seee, e che sò fesso? Se lo facessi poi i followers capirebbero che non sono io l'autore.
I. - E quindi? Si tratterebbe della verità, sarebbe un comportamento onesto.
C. - E chi se ne frega della verità, dell'onestà, mica ti portano nuovi followers.
I. - Ma non le darebbe fastidio se lo facessero con lei? Se prendessero un tweet suo spacciandolo per proprio?
C.
- È certo, infatti quando lo fanno faccio il pazzo, ma è tutta scena,
perché in realtà io l'ho copiato prima di loro. E poi quelli che mi
copiano c'hanno meno followers quindi non se li caga nessuno e io posso
fare il bullo con loro.
I. - Ok, ma se imbroglia prima o poi i followers si accorgeranno del trucco, no?
C.
- Seee, e quando se ne accorgono? E poi, se pure fosse, quelli ormai si
sono affezionati e mi difendono pure! Qualcuno se ne va, ma sono pochi
Ispettò. Alla gente non gliene frega un cazzo della verità. Non gliene
importa in politica, nello sport, figuriamoci su Twitter! Se gliene
importasse non continuerebbero a darmi tanti RT...
I. - E non
si sente "sporco" quando una cosa che ha scritto lei non se la fila
nessuno e invece un tweet copiato ottiene un sacco di successo?
C.
- Forse qualche minuto, poi guardo il numero di followers e subito mi
riprendo. E per quanto riguarda i tweet miei, sono talmente pochi che
non contano nulla.
I. - Però se quelli sono followers guadagnati scrivendo cose di altri, non sono followers meritati, non trova?
C.
- E che fa? Intanto fanno numero lo stesso, e poi insieme a quelli che
ho comprato diventano un botto e inizio a essere considerato una
twitstar. Pensi che ora ho anche un blog e a volte mi intervistano pure i
giornali.
I. - Il tutto per copiare tweet?
C. - Sì, ma non fa nulla Ispettò, male o bene, l'importante è che se ne parli.
I. - Ed ecco un'altra frase del cazzo copiata da un altro. Almeno lo sa chi è l'autore?
C. - Certo, è Bobo Vieri. Ispettò, dica la verità, lei è invidioso.
I. - Invidioso? E di cosa dovrei esserlo, mi spieghi.
C. - E che ne so, si dice sempre così in questi casi. Forse
del successo su Twitter?
I.
- Successo, ma quale successo? Ci sono 200 milioni di
iscritti su
Twitter e voi, nonostante gli sforzi, spesso non arrivate neanche allo
0,1% di quelli di Obama...
C. - Anche lui è una twitstar? Allora ha copiato sicuro...
" Il post, volutamente sarcastico, non è atto ad offendere, ma a ironizzare su un argomento tanto discusso cercando di analizzarlo da un punto di vista differente. Siete invitati a commentare, discutere e approfittare della vena polemica dell'ispettore che ancora non è riuscito ad andare in ferie. "
P.S. Ogni riferimento a persone/cose è puramente voluto e nulla è lasciato al caso.
Se avete visto Manhattan avrete già
capito da chi stiamo prendendo spunto per questo post. Se invece non
sapete di cosa stiamo parlando non ci interessa conoscervi, ma vi
daremo comunque un indizio.
È che oggi ci siamo svegliati un po' Woody Allen e un po' Massimo
Ciavarro, e il risultato di tutto questo sono le stronzate che
leggerete qua sotto. Le solite manie di protagonismo, niente di nuovo.
In ordine ALFABETICO, i vostri
sociopatici preferiti vi diranno quali sono secondo loro le cose per
le quali vale la pena non smettere di respirare. Ora, per favore, aiutateci a dire "sticazzi".
@BillyBallo 1)La caduta di Gianni Sperti ad
“Amici”. In quel preciso istante ho capito che valeva la
pena tenere accesso quel rettangolo nero appeso alla parete. Ho
anche riflettuto sul fatto che Maria De Filippi meritasse il
Telegatto anche solo per averci dato la possibilità di assistere a
un tale scenario di comicità e tragedia interpretate in maniera
eccelsa da un personaggio così grottesco come Gianni Sperti
(pensate ai peli del suo petto e delle sue braccia). 2) Giuseppe Simone. Su
Giuseppe Simone si potrebbe scrivere per ore, tanto che medito di
scrivere un romanzo su di lui, sperando divenga poi la sceneggiatura
perfetta per una serie televisiva. Tipo “Giuseppe Simone’s
Creek”. Perché voi non vi siete mai chiesti che adolescenza ha
avuto Giuseppe Simone?! Comunque grazie a lui ho capito molte cose,
le più importanti sono: - Le donne sono tutte troie; - Gli obesi hanno il pene piccolo ma
non perché è piccolo ma perché non si vede; - Esistono 3 diverse taglie per
misurare il pene: S 0-12, M 12-19, L 19-INFINITO. 3) Gli Europei di calcio 2012
grazie ai quali ho scoperto il culo di Marchisio. In poche
parole penso d’essere l’anticristo del calcio. Sono la tipica
persona alla quale si deve spiegare qual è la porta avversaria,
puntualizzare che quelli con la maglia azzurra sono i giocatori
italiani e che quella sferica è la palla. Quest’anno però
mentre, un po’ annoiata mettevo lo smalto durante una partita, ho
avuto un’illuminazione e mi sono appassionata al calcio. O meglio
ai calciatori. O meglio ad un calciatore. Nello specifico Claudio
Marchisio. Cioè, e lì vai di bimbominkiaggine a gogò ma la
figacceria di quest’uomo non sarebbe contenibile neanche
all’interno del Grand Canyon. 4) Il culo di Marchisio. Devo
fare una precisazione d’obbligo: ho citato il culo perché è la
parte del corpo che più facilmente rimane impressa, complici i
calzoncini bianchi, ma c’è da dire che di Marchisio, un po’
come del porco, non si butta via niente. È anche vero, mie care
amiche, che sono venuta a conoscenza che il bel culetto di Claudio
ha già due mani fisse sulle sue chiappe. Non solo è sposato ma ha
pure della prole a carico. In questo caso mi verrebbe d’aggiungere,
come la peggio bimbaminchia, “Io non sono gelosa”. 5) Cantare “Dragostea Din Tei”
in CAPS LOCK su twitter. Voi non lo sapete ma negli ultimi mesi
di latitanza dalla vita reale su twitter ho spesso dato prova delle
mie doti canore su succitato social network esibendomi in una sorta
di casalingo karaoke sotto forma di tweet, rigorosamente in CAPS
LOCK. Vanto un repertorio molto vasto, da I Cugini Di Campagna ai
Radiohead, da Sabrina Salerno ad Apparat, insomma sono un’interprete
molto eclettica. Ciononostante nulla mi da più soddisfazione (e mi
riesce veramente bene) che cantare la notissima e celeberrima
canzonetta romena “Dragostea Din Tei”, all’origine del gruppo
moldavo O-zone ma divenuta famosa grazie alla versione dance della
bravissima cantante Haiducii. Insomma, sarà il ritmo super tamarro,
sarà che non capisco un cazzo di romeno quindi potrei anche urlare
al mondo “ a me piace cane a forma di aquila” senza che me ne
importi nulla, o sarà l’effetto “lebbroso” che ha sui miei
followers quasi sempre decimati dopo questa mia magistrale
interpretazione, ma io “NU MA, NU MA IEI, NU
MA, NU MA, NU MA IEI” lo canterei per sempre.
@cioiproblemi
1) Fabrizio De Andrè. No davvero, vi serve la spiegazione per questo punto? Siete delle persone male. Mi rifiuto. 2) Tafazzi. Voi miscredenti continuate a non prenderlo sul serio, ma tra qualche anno ne riparleremo. È lui la vera figura allegorica del perfetto vivere. Sulle note di Morricone, questo impannolonato Diabolik in miniatura ci spiega come affrontare a testa alta i problemi della vita: proteggere le cose davvero preziose (i gioielli di famiglia), saltare e cantare come se niente fosse. Non fidatevi di quelli che lo etichettano come "nano baffuto che sbatte una bottiglia sui propri coglioni mentre canta canzoni a caso", son gli stessi che definiscono i ravioli "un semplice primo piatto".
3) Un qualsiasi paesaggio sardo al tramonto. Ora, spero che voi capiate quanto sia difficile descrivere una fenomeno del genere senza cadere nel paulocoelhismo o, peggio ancora, nel fabbbiovolismo; quindi, se dovesse uscire del miele da questo punto, non biasimatemi. Io vabbè, sarei anche di parte, ma voi provateci. Provate a prendere una macchina e visitare veramente l'Isola, se vi serve una mano chiamatemi pure. Evitate luoghi sputtanati che fanno parte di un altro mondo (Porto Cervo/Costa Smeralda mi leggete?) e buttatevi alla ricerca dei posti più inesplorati. Luci, colori e profumi di questa terra sono assolutamente irreali. Anche un comodino dell'Ikea si accorgerebbe di avere un cuore. Ora, con permesso, mi riprendo e la smetto.
4) Il suono di una National del '32. Ascoltatela suonata da boh, Rory Gallagher in "As The Crow Flies", per dire. Quella roba sputa fuori dal suo corpicino in metallo suoni inverosimili, note calde che trasudano emozioni, quelle autentiche però. Canta, parla, beve e si ubriaca, vive di vita propria. Non è una chitarra, è un'entità superiore.
5)L'impagabile sensazione del sotto palla rinfrescato dall'acqua di mare. Voi donne/portatrici di figa, per vostra sfortuna, non capirete mai cosa significa tutto ciò. È l'apoteosi della goduria. Il sacro rivestimento scrotale viene a contatto con l'acqua ad una temperatura per lui insolita, e mentre la vostra ciolla si rinsecchisce come se volesse tornare nella tana, lui vi grida "GRAZIE, PADRONE". È un favore piuttosto gradito che poi, nel momento opportuno, ricambierà. Credetemi.
@Crapac
1) I
pistacchi:Eletti "prodotto dell'era geologica" dall'associazione Cibi
Così Buoni Che Guarda Facciamo Fatica Noi A Spiegarlo (CCBCGFFNAS),
sono semplicemente la cosa più UAO da ingurgitare. Non accetto
repliche.
2) Le
virgole: Beh,
che dire, sono indispensabili, soprattutto nei discorsi che, pur
pieni di dettagli, non portano assolutamente a niente ma, questi
simpatici segni di punteggiatura, svolgono solo il loro lavoro,
quindi vanno rispettati.
3) La
blasfemia: Vi
sarà capitato, almeno una volta, di sentirvi dire: "Perché
bestemmi se non credi in Dio??". Bene, la spiegazione è molto
semplice: non c'è niente di meglio che offendere una cosa che per
qualcun altro è molto importante, soprattutto quando si tratta di
stupidaggini come le religioni. Deal with it.
4) Quel
buco con della roba intorno chiamata "donna": Noi
maschietti figacentrici non potremmo mai fare a meno degli esemplari
femminili della nostra specie. Possono essere la metà con cui
trascorrere il resto della propria vita, delle compagne per qualche
anno o solo un caldo riparo invernale per il pene; sta di fatto che
la "ciccia-baffuta" è l'elemento che ci permette di
mantenere un certo decoro e una certa igiene, quindi dovremmo sempre
ringraziare tutte le donne. Ok, adesso potete darmela.
5) Cagare:
Purificazione,
liberazione, estasi totale. Sono solo alcune delle parole che
rappresentano al meglio l'atto del defecare. La soddisfazione che si
prova nel liberarsi del fardello marrone provoca delle gioie che
guardavorreiriuscireaspiegaremanienteoh. Insomma, qui siamo di fronte
alla rappresentazione perfetta della pace interiore e del benessere.
Buddismo, levate proprio.
@Imbecilla
1) La musica. Se non la ascoltassi per un lungo periodo probabilmente morirei di morte naturale. Le mie orecchie sparirebbero verso l'interno a mangiare tutti gli organi vitali. Minchia lo so, è di una banalità sconcertante, ma davvero la musica è per me un pelino sotto la necessità di respirazione.
2) Le parolacce. Non credo sia possibile per me esprimermi in un modo che non le contempli: credo siano la parte più simpatica e vivida del linguaggio. Quindi vaffanculo.
3) Il pensiero dell'occulto. Non additatemi subito come ciarlatana, ma sì, ho bisogno di credere che non sia tutto qui, che esistano cose senza spiegazione, foss'anche soltanto un coniglio gigante parlante nascosto da qualche parte nel mondo. Ho bisogno di immaginare presenze-assenze quando cammino da sola o ascolto il vento. Niente a che fare con la chiesa, ma forse ha qualcosa del misticismo.
4) I miei segreti. Ci sono cose che non ho detto e non dirò mai a nessuno, e se lo facessi probabilmente mi frantumerei come un vaso di cristallo, ho bisogno di una mia sfera privatissima che non è accessibile a nessuno, spesso neanche a me stessa. Insomma, i gioiosi CAZZI MIEI.
5) Ahhahaahahah l'amore. Mi spiace ammetterlo, ,ma non credo che potrò mai rinunciarvi. La solitudine è ok, ma il pensiero di incazzarmi per l'esistenza di un altro essere umano è uno dei motori della mia vita. Amerò fino alla fine dei miei giorni, se non un uomo, un cane. Qualcosa che sente. Probabilmente arriverò anche alle piante.
@MarcoSquintu
1) La colazione. Che siano le 06:10 o le 15:22, la mattina in Africa non è importante che io sia un piccione o un Relax-o-matic , l'importante è che io faccia colazione. 2) Il profumo delle donne. Quello che ti fa girare con la speranza che sia figa almeno la metà di quanto è profumata. 3) I Cani. E per cani intendo quelli sopra i 12kg, quelli che pesano meno sono pantegane a pelo lungo, o cavie peruviane a pelo corto, ma di sicuro non sono cani. 4) Il Vino Rosso, preferibilmente Amarone della valpolicella, magari del 2007, possibilmente a fiumi. 5) Guardare "The Blues Brothers". Lo facevo 2-3 volte alla settimana quando avevo 8/10/12 anni., poi è diminuita la frequenza. Il film, invece, è sempre quello. Ma non è colpa mia, son state le cavallette.
@nonsonopirla ( cinque sensi edition )
1) Olfatto:il caratteristico profumo di morte del regionale Ve. Mestre - Milano C.le delle 12.30 di Venerdì pomeriggio ( seconda classe, magari con di fianco dei bambini che mangiano mortadella e salame ungherese nonostante i quaranta gradi all'ombra). Ci sono affezionata ormai.
2) Tatto: non so voi, ma dopo 23 anni di tv è abbastanza normale che una cresca con il sogno di diventare l'accarezzatrice ufficiale di copriletti nelle pubblicità della Eminflex, da grande.
3) Udito:io mi accontento di poco. Ad esempio potrei vendere almeno mezza mia madre per uno Zach Condon che mi canticchi "Scenic World" all'orecchio. Sì, lo so, dovrei chiedere di più ma come detto sono una dalle poche pretese.
4) Gusto: Gli uomini devono capire che se invece delle rose mi regalassero delle ricotte artigianali da affioramento, un camion di ricotte artigianali da affioramento, gliela sgancerei molto più facilmente.
5) Vista:"Andreotti morto, si cercano i ladri della Pietra Filosofale!" a caratteri cubitali sulla prima pagina del giornale abbandonato sul tavolo della cucina, vicino alla tazzina piena di caffè.
Possibilmente prima che sia morta io grazie.
(E non è cattiveria eh, campasse altri ottocento anni. È più una questione d'orgoglio).
@questocazzo
1) Il buio. (http://www.youtube.com/watch?v=hVwaP0glWgk ) Del buio ho una paura fottuta, però è solo quando arriva la sera che il mio cervello (AHAHAHAHAH) è realmente acceso. Di notte, il mio modo di vedere il mondo cambia radicalmente; entro come in uno stato di trance in cui nella mia mente prendono forma i pensieri più assurdi e complessi e riaffiorano ricordi lontani che credevo di aver rimosso. E me ne sto là, come una cogliona, a creare mondi possibili rigirandomi nel letto finché il cervello non collassa. Poi mi addormento ed ecco un vortice di residui diurni, ansie, paure e desideri tradotti in immagini, in un mondo sfocato dove non esiste più il confine tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
2) Le minne di Scarlett Johansson in Match Point. Quelle minne sono la dimostrazione del fatto che Dio esiste e ci vuole bene. Sono grandi e in perfetta armonia con il corpo e con l’ambiente circostante. Il loro essere assimilabili ad un’opera d’arte, rispetto alla quale il Mosè di Michelangelo sembra uno dei pupazzi che facevo con la plastilina in seconda elementare, probabilmente deriva anche dal tipo di reggiseno utilizzato, che ha il ferretto, ma la coppa morbida e non rigida né imbottita. Però è anche un po’ la dimostrazione del fatto che la sostanza conta più della forma perché nessun bel reggiseno da 350 euri ti fa due belle minne da cui leccare fiumi di panna montata, se le minne non ce le hai. 3) Gli attimi, gli istinti, i raptus. Mi fanno girare il cazzo le azioni premeditate, le censure autoimposte perché “non si deve/non si può”, i programmi a lungo termine, le decisioni definitive. Mi piace quello che nasce spontaneamente, all’improvviso, fuori dal recinto di ciò che può essere tenuto sotto controllo, le sensazioni, gli imprevisti. Odio chi trama in segreto, i piani studiati di nascosto, l’eccesso di razionalità e organizzazione e la pianificazione dei dettagli. Amo chi vive il momento, chi si affida all’istinto, chi cambia idea all’improvviso, chi non si cura delle conseguenze. 4) Il centro della pizza. Sebbene nello slang di Lecce City la parola “pizza” designi il pene e sarebbe, quindi, logico dedurre che mi piaccia dura, la pizza che si mangia la voglio morbida. E la parte più morbida è quella al centro, super condita, con il pomodoro che cade e la mozzarella che fila. Che è quella mmerda di pizza sottile che fa crack e non si piega su se stessa quando stai per metterla in bocca? E poi il centro della pizza è come il cuore dell’essere umano, la parte migliore protetta da una crosta dura e croccante. 5) Le stazioni. Un treno che parte o uno che arriva porta sempre con sé lo sconvolgimento, anche temporaneo, di uno stato di cose. E la stazione è il limbo che separa il prima dal dopo, la terra di mezzo in cui tutto è possibile. Io, nelle stazioni, c’ho pianto, c’ho riso, sono stata seduta ad elaborare un addio, ho baciato, ho catturato sorrisi sinceri, mi sono persa negli occhi lucidi di chi mi lasciava lì, ho fatto promesse e preso decisioni, mi sono fatta consumare dall’attesa, ho incontrato chi mi ha un po’ cambiato la vita e ho immaginato come qualcun altro avrebbe potuto cambiare la propria. La stazione è l’emblema del cambiamento e i cambiamenti sono ciò che distingue la vita da una melanzana fritta.
Spero siate consapevoli del fatto che se siete arrivati fino a questo punto anche in voi c'è qualcosa che non va. Se volete alimentare questo malessere interiore, oppure gonfiare il vostro ego, noi abbiamo la proposta che fa per voi. Mandate la vostra personale lista alla mail allegoriadeldisagio@gmail.com , le parti migliori verranno pubblicate in questo diario del nulla cosmico. Ok, lo sappiamo che non basta. Volete i premi? Perfetto. I migliori potranno scegliere tra: a) le foto porche dei nostri bellissimi sociopatici b) un divertentissimo week-end con Teresa Mannino c) un barattolo di pomodori pelati.
Avete sucato? Se la risposta è sì, allora potrete continuare la lettura. Ecco a voi la seconda parte.
6: La vampira: non
è assolutamente come state pensando, il succhiare non c’entra una
mazza. Avete una mente banale, non sarete mai degli scrittori
brillanti e di successo come Federico Moccia. La vampira miete
le sue vittime solo col favore delle tenebre. È quando scende la
notte e c’è l’open bar che lei entra in azione. Complici un
paio di drink –annacquati, un dito di vodka, più ghiaccio nel
bicchiere che a casa di Pingu-, il volume della musica troppo alto,
le luci soffuse, la brava ragazza abbandona il corpo per tornarci
solo nel post-fintasbronza, lasciando carta bianca al demone
malvagio che la rende disponibile a farsi imperchiare (lat. scopare)
contro la prima superficie disponibile. Al sorgere del sole, si
ristabilisce l’ordine naturale delle cose e restano solo un gran
mal di testa, una fica dolorante, una mascella slogata, un falso
rimorso e il posto vuoto lasciato dalla dignità dimenticata sul
tavolino del privè.
7: La principessa
sul pisello: lei non scopa mai, lei fa sempre e solo l’amore.
E lo fa solo quando è realmente innamorata. Infatti è stata solo
con 3 uomini in 10 anni, perché con gli altri non c’era quel
sentimento forte e unico che è indispensabile per far sì che
scatti anche la passione perché, si sa, non c’è sesso senza
amore. E POI TI SVEGLI. E scopri che “mentre aspettava il principe
azzurro, si è scopata tutto il regno”.
8: La like a virgin:
se ne sta lì con l’aria da verginella inesperta (cfr. 5. La
madonna) che non sa, non ha mai visto, non ha mai fatto. Te la
fa un po’ annusare e poi se la riprende perché è una timidona,
lei. E soprattutto è una ragazza seria. In realtà, i ricercatori
AOGOI sostengono che abbia visto più cazzi lei del mio prozìo
Aristodemo che fa l’andrologo da 35 anni. Però mai al primo
appuntamento, giuro.
9:La madonna: non
tutti hanno la fortuna di incontrarne una nella propria vita. Certo
è che, se non la incontri entro i 30 anni, allora non la incontri
più. (Secondo alcune teorie, infatti, non esisterebbero più
madonne maggiorenni; e, a meno che tu, uomo 30enne, non voglia
trascorrere una manciata d’anni al fresco delle celle di una casa
circondariale in periferia, abbandona pure l’idea di assestare un
paio di bottarelle a una madonnina che legge ancora l’oroscopo del
Cioè.) Qualcuno ha detto che le madonne sono più uniche e speciali
degli unicorni. E, in effetti, dai. Se conoscete una sola ragazza
vergine, che non sia ancora stata trapanata, che non abbia ancora
provato la il brivido inebriante che solo il maneggiare un cazzo può
dare, portatemela qui e io mi comporterò all’incirca così:
https://p.twimg.com/Awy_d7tCEAI1lUm.jpg:large
. Nell’attesa, le madonne si dividono in tre sottocategorie:
9.1: La carmelitana
scalza: non te la dà, è inutile che insisti. Non te la dà
perché sta aspettando la persona giusta, sta aspettando l’amore
vero. Non te la darà mai. O almeno non prima di essersi innamorata
e aver aspettato dai 12 ai 18 mesi perché, se vuoi la fregna, te
la devi sudare e devi buttare il sangue.
9.2: L’altalena:
potrebbe essere una carmelitana scalza o una toccata e
fuga (cfr. 7.3) Potrebbe strapparti le dita dei piedi se provi
a sfiorarle un braccio oppure dartela 10 minuti dopo averti detto
il suo nome. Non lo sai. Non lo saprai mai. Perché non lo sa
neanche lei. Puoi solo provarci e sperare di non finire impalato al
centro della piazza più grande della tua città.
9.3: La toccata e
fuga: non vede l’ora di smollarla. Non importa come, quando e
con chi. Andranno bene anche un camionista 54enne ubriaco e il
cesso di un autogrill: ciò che conta è togliersi di dosso il peso
soffocante della verginità. Di buono c’è che, dopo che la
trapani, probabilmente non ti cercherà mai più e ti risparmi la
fatica di trovare un modo non troppo crudele per levartela dai
coglioni.
10: L’autolesionista:
è la puttana per eccellenza. È una vera e propria prostituta.
È il tipo di donna che ti dice “scopati chi ti pare, basta che
poi torni da me”, vende e svende pezzi di sé pur di avere quello
che vuole e sentirsi la regina del mondo per soli 5 minuti. È una
disperata, che è nata dalla merda e nella merda merita di campare.
È l’amante perfetta perché, piuttosto che chiedere di averti
solo per sé e rischiare di perderti, si fa divorare le membra da
mamma condor e i suoi cuccioli (i Condorelli. Maggiori informazioni
su malattieimbarazzanti.com/psichiatria) e si fa bastare quello che
ha. Se sei furbo, la eviti. Se sei stronzo, la lasci.
Adesso provate pure a
capire di quale categoria fate parte voi, le vostre amiche, le vostre
fidanzate, le vostre amanti, le vostre sorelle e le vostre mammine
adorate. È già il gioco dell’estate.
La classifica,
ovviamente, non mi riguarda perché in realtà io sono un uomo.
“Le donne si dividono in due gruppi:
le troie e le pure. Le troie sono troie e le pure pure.”
Qualche tempo fa ho
twittato questa frase e mi hanno scagliato addosso decine di stelline
e un numero di RT superiore a quello delle citazioni attribuite
accazzodicane a Jim Morrison, motivo per cui ho deciso di
approfondire la questione. Naturalmente, confido nella vostra
intelligenza e mi sembra anche superfluo specificarlo, solo una donna
può dire che le donne sono puttane. Qualora dovessi sentire/leggere
un uomo sostenere la stessa tesi, potrei decidere di cavargli i reni
dalla gola o mangiargli la testa semplicemente perché sì.
La parola “puttana”
in tutte le sue sfumature di significato e in ogni sua variante e
sinonimo è entrata ormai nel vocabolario fondamentale come il più
semplice e immediato insulto contro un individuo di genere femminile,
ma vi siete mai chiesti il perché? Perché è vero. Se dai della
troia a una donna, è sicuro che non sbagli perché, in qualche modo,
ogni femmina ha in sé l’essenza meretricia. Il punto è: quanti
tipi di buttane esistono?
La lucidaciolle
per vocazione: ingiustamente condannata dai più, la
lucidaciolle per vocazione ha l’unica colpa di amare il cazzo più
della propria madre. Non ce la fa a scegliere un pene con cui
condividere un periodo relativamente lungo di tempo, ha bisogno di
cambiare sempre, continuamente, senza sosta. Ha bisogno di provare,
di sperimentare, perché un giorno senza un cazzo diverso è un
giorno perso. (semicit.) Praticamente è l’uomo medio, però con
la vagina.
La lucidaciolle
pentita: non è che non le piaccia più il cazzo. È che ha
trovato un uomo che non ha tentato di buttarglielo al culo un quarto
d’ora dopo averle chiesto il nome in discoteca, che si è fatto
inconsapevolmente desiderare e quindi si è innamorata. Non rinnega
i trascorsi da lucidaciolle per vocazione, ma “adesso sono
cambiata”. E invece gnente, quando il tipo la molla, se ne torna a
fare l’amica degli uccelli in grazia di Dio.
La
dieci-cento-mille: non passa da una mazza all’altra che manco
Tiger Woods (al contrario della 1. La lucidaciolle per
vocazione), ma vuol far credere di sì. Le piace mostrare,
esagerare, ostentare un’esperienza e attività sessuale
decisamente superiore a quella che realmente ha. Se le racconti
qualcosa, lei l’ha già vissuta 10 anni prima di te e ti fa pure
la lezioncina su come avresti dovuto fare perché lei lo sa, l’ha
fatto prima e l’ha fatto meglio. Sempre.
La wannabe: è
una troia in potenza. Vorrebbe, ma non riesce a farselo dare. Magari
perché è bruttina o è proprio un roito. Però quando ne trova uno
deve scontare tutti gli arretrati. Non gli lascia scampo, non gli dà
tregua. Non importa dove, non importa quando: può prenderti
all’improvviso, sbatterti in un vicolo cieco e succhiarti l’anima*
(*in Swahili, lingua bantu niger-cordofaniana, “anima” vuol dire
“cazzo”).
La prova a
prendermi: tutte almeno una volta hanno almeno rischiato di
finire in questa categoria. Se Jesus non ti assiste, ci cadi dentro
e non sai quando ne esci. La prova a prendermi è una povera
sventurata che sta cercando qualsiasi strada possibile per scappare
dal ricordo dell’ex, o di un amore non corrisposto, o di un figlio
della merda che le ha strappato il cuore per usarlo come
sottobicchiere. E la strada che ha scelto di imboccare fa tappa nel
letto di altri individui pisellomuniti di cui non se ne fotte
un’allegra minchia, ma che hanno il compito di lavare un po’ per
volta lo schifo che si trascina dietro.
Dopo questi primi 5 punti
abbiamo capito che avremmo rischiato di risultare quasi simpatici ai
vostri occhi. Così, onde evitare situazioni di questo tipo, abbiamo
deciso di fermarci qua e rimandare a domani l'appuntamento con la
seconda parte del post.
Human being is overrated [cit.], e su questo siamo tutti d'accordo, almeno spero.
L'essere umano rivela di essere lavilemmerda per eccellenza in parecchie occasioni, ad esempio quando "quelli-che-contano" stabiliscono cosa è legale fare e cosa no. Per dire, in Florida hanno deciso di vietare i peti dopo le 6 del pomeriggio (solo il giovedì eh), ma nessuno al mondo ha mai pensato di punire la temibilissima banda degli stupratori di parole, quelle persone che fin dalla tenera età hanno stretto una solida amicizia con il male. I veri criminali son questi.
A proposito, ho una cosa da confessarvi: anche io, a volte, rischio di passare per uno di loro. Giuro che non lo sono, ma c'è una parola che ogni volta rischia di farmi entrare in questa brutta categoria: Genio.
Partiamo da un presupposto. Avete presente quando a scuola gli insegnanti vi propinavano frasi tipo "nessuno è stupido", "tutti possono capire tutto, si tratta solo di applicarsi", "non esistono i tonti" e altri blablabla simili? Puttanate. Lo dicono perchè devono nascondere il fatto di avere a che fare con cervelli non propriamente eccelsi. Un po’ come quando ci troviamo di fronte ad un bimbo brutto (perchè sì, esistono anche quelli) come un rigore al novantaseiesimo, e non possiamo salutarlo con il solito "CIAAAO BELLISSIMOOO", ma siamo costretti a limitarci ad un laconico e più contenuto "Ciao". Gli stupidi esistono, come i tonti, gli allocchi, i Power Rangers, i salami, gli ottusi e i deficienti. Siccome siamo palesemente razzisti e classisti, diciamo subito che questo post non è rivolto a loro.
Torniamo a noi, cari discepoli. Non è che uso Genio a sproposito e senza cognizione di causa, è che a questa parola è legato un fenomeno che accomuna parecchie menti più o meno brillanti. Io, ad esempio, sono un genio. Mi rendo conto che la mia credibilità possa essere abbastanza esigua, ma è così. Fondamentalmente l’unica cosa che mi divide dai grandi, da quelli “conosciuti”, è una sottile linea, un ostacolo piuttosto basso ma allo stesso tempo difficilissimo da superare. Avete presente quando, alla fine di una squallida giornata, diventiamo mignotte ucraine e cediamo alle avances del nostro amante dopo 45'' netti? Il nostro amante è quello che non ci delude e non ci abbandona mai, che c'è sempre al momento del bisogno, che sa sempre come farci sentire meglio. Il nostro amante è il letto, e chi aveva già iniziato a smarmellarsi le parti basse aspettandosi un racconto in stile Melissa P può anche abbandonare la lettura.
Da parecchi anni a questa parte, per qualche barbaro ed incomprensibile motivo, ogni volta che chiudo gli occhi lo faccio consapevole del fatto che la trasformazione sta per avvenire. Da normale (?) ventitreenne barbuto senza futuro, mi tramuto in un essere che è un misto tra Bukowski, Tarantino, Bill Hicks e John Lennon. Succede a molti. Credo.. Dai, non fatemi sentire solo. Comunque. Inizi a sentirti in cima al mondo, credi di aver trovato l’idea del secolo, di aver pensato una massima esageratamente illuminante, il testo o la melodia di una canzone che cambierà la musica, la trama del film più impressionante e geniale mai girato. È quell’effimera sensazione di aver finalmente cambiato la tua vita, di averle dato un senso, una svolta definitiva, ed era anche ora. Il destino, o qualche suo simpatico delegato, ti ha regalato l’interruttore per accendere la lampadina giusta. Il tutto proprio mentre combattevi lo sconforto grattandoti svogliatamente i genitali in attesa di Morfeo, disteso sul tuo letto come un beato porco.
Troppo bello per essere vero, no? Quello è il momento esatto nel quale tutti dovremmo renderci conto che il destino non esiste, e infatti dall'altra parte della stanza c'è quel buontempone di Gesù che prende le sembianze di Nelson e si prepara a deriderci. È il momento di scavalcare quella famosa linea, che poi può essere riassunta in tre facili parole: alzarsi, dal, letto. Io davvero non ho mai capito perchè sia così difficile; probabilmente le braccia di tutti i tuoi sabotatori diventano il prolungamento naturale della testata del letto e ti tengono attaccato al materasso, prendendo forma e sostanza di qualche forza oscura ancora non smascherata da Daniele Bossari. Oppure nessuno mi aveva avvertito che il peso specifico del nostro corpo aumenta a dismisura ogni volta che la nostra pelle entra in contatto con le lenzuola. Qualcosa del genere, insomma. Il punto è che ci troviamo davanti ad una delle tante divisioni che caratterizzano la torta alla merda che noi siamo soliti chiamare "mondo": da una parte ci sono quelli che si alzano dal letto, dall'altra quelli che continuano a dormire.
I primi si drogano, o più semplicemente hanno qualcosa in più. Si alzano, abbandonano per un po' il fedele compagno letto, prendono carta e penna e danno sfogo ai propri talenti, al proprio estro, o quello che è. I più bravi e fortunati riescono anche a farsi apprezzare dalleggenti, gli altri torneranno comunque a dormire con l'anima in pace e qualche bella speranza da conservare.
I secondi invece continuano a sbavare sul cuscino, talvolta russando, per poi svegliarsi incazzati con l'umanità che non li comprende come loro vorrebbero. Son destinati a vivere una vita per il LOL, ma ormai la rassegnazione è parte integrante del loro essere.
Vi deluderò ulteriormente dicendovi che tutto quest’ammasso di futili banalità non ha un senso, tantomeno una conclusione. Non ho consigli da darvi, son troppo pigro anche per quelli, ed è comunque sempre meglio non accettare consigli dagli sconosciuti. Caramelle sì, vale sempre la pena rischiare per loro. È solo che, ripensandoci bene, quella linea non è poi così sottile, e io dovrei smetterla di scrivere minchiate di queste proporzioni.
sarà una cosa corta, breve, indolore, inodore, insapore, ma soprattutto senza senso, tipo una galletta di mais. Quindi se volete leggere qualcosa di fico e scritto bene andate a limonare platonicamente (e non) con i bloggers che vedete lì in alto. Perché io sono la bambina indaco del gruppo, io sono la televendita rompicazzi di Mastrota tra il primo ed il secondo tempo di Pagemaster.
Sto qui a raccontarvi queste due stronzate che mi premono da un po' e poi me ne ritorno a pettinare i dinosauri, giuro.
Pronti via.
È un lamento il mio.
Cosa v'aspettavate? È normale, passiamo tutto il giorno a lamentarci, "Lamentarsi è il profumo della vita" diceva il compagno di Briscola clandestina di Gianni.
La questione è che, cari amici, io ho un problema. Io ho tanti problemi in effetti, ma dicono che nella vita bisogna darsi delle priorità e quindi questo diventa inesorabilmente il problema più ulceroso di tutti: io non ho un carattere, o peggio, sono BUONA.
Per farvi un esempio, non so dire "vaffanculo". Lo so scrivere, so come si pronuncia ma non lo so dire, alla gente. Non l'ho mai detto forse, a nessuno, se non per burla, se non scusandomene dopo con un "oh dai che si scherza t'offro una birra ma che dico una birra facciamo due!", il tutto condito con convinzione ed entusiasmo. Che schifo.
E sì che ce ne sarebbe in giro di gente che se lo merita tutto un bell'insulto con tanto di indice puntato alla ghetto-queen way ma ecco, piuttosto che spingere tali messaggeri dell'antipatia cosmica a defecare in una gabbia con l'amica chioccia di Banderas, tengo tutta la misantropia dentro o peggio finisco a scrivere post come questi.
Insomma signori e signore, presupponendo che sia in possesso delle facoltà necessarie per imbastire un discorso malevolo, fondamentalmente a me mancano i testicoli.
PERCHé? PERCHé DOVEVO NASCERE SENZA LE PALLE? MI SI SONO INTROFLESSE? LE HO LASCIATE NELL'UTERO DI QUELLA SANTA DI MIA MADRE COME I MOONBOOT CHE VOI DIMENTICATE IN GARAGE QUANDO PASSA L'INVERNO?
Dopo anni di soliloqui allo specchio, ho concluso che la risposta è da ricercare in quel periodo da trauma psicofisico che la gente comune definisce "Scuole Medie", ma io preferisco chiamare "Inferno parte I".
È quello forse il momento cruciale di formazione del carattere di una persona, ed è in quei pochi e tristi anni di sofferenza coercitiva (50 punti a Grifondoro per la parolona ricercata -su Google- ) che persi le ultime briciole di amor proprio.
Mi state seguendo, no? Ecco.
Le scuole medie sono come la fine dello svezzamento. Sono il momento in cui la Natura, con la enne maiuscola, applica quella che su Wikipedia definiscono "Selezione Naturale":
la "sopravvivenza del più adatto" diceva quel testone di Darwin; "Uè figa, o sei IN o sei OUT" direbbe il milanese di turno. Fattostà che questa grande scure che si abbatte sopra tutte le cose che respirano (sì, anche su quella cozza dimmerda che ti sei trombato l'altra sera), dovrebbe GARANTIRE che gente come me, non in possesso delle facoltà necessarie per imporsi sugli altri esseri benpensanti, venga stroncata sul nascere.
Venga in qualche modo ad estinguersi come la giraffa dal collo corto, povera bestia, che non riusciva a mangiare le foglie verdi e tenere in cima agli alberi, e pian piano, con gli anni, lasciò stare. Non si sa che fine abbia fatto la nostra amica giraffa; certi affermano che si sia trasformata in un rinoceronte, altri che sia morta per overdose di zuccheri dopo una cena a casa di Buddy Valastro. Poco importa in fin dei conti. Il fatto è che quella giraffa ha pensato bene di rinunciare alle foglie fresche, ha capito che la Natura aveva deciso altre strade per lei.
La domanda dunque sorge spontanea: perché io non mi sono ancora trasformata in un rinoceronte?
Perché con me la Selezione Naturale ha fallito di brutto. All'appuntamento con Greta in quei tre anni di pre-adolescenza, quando la sfigataggine mi cadde addosso come un macigno da dieci tonnellate, lei non si presentò. Il mio declino come persona buona arrivò inesorabile, senza via di scampo. La gente se ne accorse e ne approfittò. E adesso io sono ancora qui, in attesa di una forza superiore che mi dica quale sarà la mia strada, se un giorno riuscirò a prendere in mano le redini delle mie ovaie e farmi valere in questo mondo del pene senza che la gente mi prenda per il culo per i futuri "infiniti" anni di vita.
Forte di queste ottocento righe scritte a caso, mi rendo conto che forse ora i tempi sono maturi però, i pomodori in orto pure, ed io mi sono un po' rotta gli zebedei santi di aspettarla, la Natura bella.
Quindi sapete che vi dico? Fanculo, freestyle, adesso decido io.
Facciamo che da domani si cambia. Sì sì amici, si cambia registro, totalmente. Do-ma-ni. Basta attendere, procrastinare. Non si parla mica di diete qui, ne va del mio futuro.
Da domani la me buona e sfigatella troverà uno scettro magico, e mentre i nemici si staranno grattando le palle si trasformerà galleggiando in un alone di luce come Sailor Moon e ne uscirà vestendo i panni di una bellissima macchina da vittorie e fottesega. Una di quelle che s'è fatta il silk epil sulla lingua, che non guarda in faccia nessuno e difende i suoi diritti. Ella comincerà questa sua nuova avventura mandando affanculo un po' di persone, ecco. Perché? Per vendicarsi di tutto e di niente e dimostrare alla Selezione Naturale che questa volta la vita è un piatto che va ordinato Self Service.
Quindi vaffanculo gente, l'era dei buoni è finita.